L'ereditalia di Stefano Davidson

13.10.2013 23:35
Ben volentieri pubblico questo contributo di Stefano Davidson!! MM
Tutto quello che leggerete qui di seguito è assolutamente “politically incorrect” ma… così è se vi pare.
L’Ereditalia
di Stefano Davidson
Non so quanti di voi si possano essere resi conto di quale sia l’esatto specchio del nostro Paese. Io credo di aver trovato il sunto di tutta l’italianità becera e distruttiva che ha portato l’Italia allo stato dove sta nel programma di Carlo Conti “L’eredità” in onda TUTTI I GIORNI tra le 18.45 e le 20.00 ovvero in una delle fasce orarie più prestigiose. Un certo numero di concorrenti, pare selezionati tra molti altri, i quali quindi dovevano essere peggio, si sfidano in un gioco a quiz. Il livello culturale è spesso imbarazzante, con esemplari che non sanno le tabelline o non coniugano verbi. Nonostante l’impossibilità per costoro di dare una risposta sensata (credo anche alla loro stessa esistenza) per cui i fatali errori che ne determinerebbero l’eliminazione in qualunque quiz meritocratico (e se non deve essere meritocratico nemmeno un gioco cosa lo potrà mai essere!) arrivano puntuali, ecco che possono “puntare il dito” (sic!) contro concorrenti che magari ne sanno venti volte più di loro (e spesso è ancora poco culturalmente parlando) i quali in una ridda di risposte da cruciverba possono quindi essere eliminati. Attraverso questo ingegnoso sistema di puntamenti di dita e di maggioranze ignoranti (nel senso che non conoscono) si arriva quindi spesso al paradosso che il più “inidoneo” diventi campione e magari che vinca anche dei soldi. E già qui ci sarebbe materiale per “metaforizzare” con la situazione attuale, ma non basta! Ne “l’ Eredità” c’è il conduttore, Carlo Conti che nonostante l’accento fiorentino ne ingentilisca lo “spelling” spara castronerie a ripetizione (nonostante gli scrivano tutto sul gobbo), si ingobbisce da anni su dei “nunziali” al posto di “nuziali”, svolazza sugli accenti come nemmeno uno di ceppo ugro-finnico farebbe, ma è lì, e non solo lì… è dappertutto!!!  Musil avrebbe da che scrivere ancora. Dei contorni da larghissime intese lungo tutto il programma non ne parliamo neppure. Messaggio al popolo? Il solito, quello che da sempre viene lanciato: non essere preparato, tanto non serve. Basta puntare il dito al momento giusto sulla persona giusta ed il gioco è fatto!
Ecco come funziona. E alla luce di ciò comincio a pensare decisamente che il concetto di uno vale uno non sia giusto perché il “suffragio universale” in fondo non è vera democrazia poiché si finisce per auto strangolarsi. Ma a questo punto mi chiedo su che basi si dovrebbero decidere i numeri di voti di ciascuno:
sulla cultura? Non basta. Senso civico? A parte che vorrei sapere se davvero si conosce veramente il significato di queste due parole, comunque non basta neanche quello. Perché poi anche una volta individuati i criteri dovremmo decidere chi li dovrebbe applicare. Figuriamoci. Vedete, anche questo “suffragio universale” è un Maelstroem da cui è molto difficile uscire infatti per approvare una legge che lo annulli bisogna passare attraverso una votazione a “suffragio universale” che difficilmente porterebbe ai risultati voluti. Si badi bene, con questo post, non voglio assolutamente dire che il mio voto vale più di uno, anzi, sicuramente c’è tantissima gente con più sale in zucca del sottoscritto ma voglio solo chiarire semplicemente che least but not last c’è una questione molto delicata da capire ovvero che comunque gli eventuali “elettori” dovranno eleggere a loro volta e noi tutti spereremmo che chi dovesse venire scelto fosse una persona onesta, competente dotata di buonsenso e di cultura, o no? E allora mi chiedo ma non basterebbe che anche nel “suffragio universale” tutti capissero che si deve sapere per chi si vota, che lo si deve conoscere bene. Vorrei che tutti cominciassero a invocare a gran voce una nuova legge elettorale, è fondamentale, se no quelli che puntano il dito l’avranno sempre vinta e non si andrà mai da nessuna parte.